L'Archivio Matania


Sulla collina del Vomero di Napoli in una porzione della dimora che nel ‘700 fu dei Carafa di Belvedere, vi è un luogo in cui la memoria storica riconosciuta e documentata di tre generazioni di artisti vive ancora in un Archivio dove si sono accumulati nel tempo, sopravvivendo a fisiologici pericoli di dispersione, rari materiali e documentazioni funzionali a precise esigenze artistiche e professionali. Gran parte delle opere, dei documenti e carteggi relativi all’attività artistica, svolta a partire dalla fine del secolo XIX dai pittori Eduardo Matania (Napoli 1847-1927), Alberto Della Valle (Napoli 1851-1928), Fortunino Matania (Napoli 1881-Londra 1963), Ugo Matania (Napoli 1888-1979) e dal fotografo Pier Luigi Pretti (con foto eseguite fra il 1900 e il 1926) sono conservati in questa casa-studio ancora aperta alla produzione artistica contemporanea e dal 1979 Associazione culturale.

Oltre a dipinti, tavole illustrate, fotografie, disegni e schizzi, nella casa-studio dei Matania si conservano ancora arredi, oggetti, calchi in gesso da studio, attrezzature di lavoro, costumi teatrali, libri, cataloghi, giornali, riviste, manifesti cinematografici che, insieme a lettere e cartoline illustrate, rivelano l’inclinazione alla conservazione della memoria, particolarmente spiccata in artisti come i Matania dediti per ‘professione’ alla documentazione pittorica della storia, dell’attualità, del costume. Dalla collezione di Ugo Matania, dunque, si può ripercorrere una fetta di storia della pittura, dell’illustrazione e della fotografia a Napoli dalla seconda metà dell’800 agli anni ‘50-60 del ‘900: una Napoli, peraltro, grazie anche all’attività della schiera dei pittori-illustratori (tra cui i Matania), in stretto contatto con altre città d’Italia e dell’estero (specialmente Inghilterra e Francia) sul filo proprio della produzione e circolazione delle immagini nel settore della stampa illustrata.

Per realizzare le pagine disegnate dei principali giornali e riviste illustrate tra le due guerre, Ugo Matania, sulla scorta di una pratica trasmessagli dai più anziani zii Eduardo Matania ed Alberto Della Valle e dal cugino Fortunino, attivi come illustratori anche a Parigi, Londra, Milano, per riviste come “The Graphic”, “The Sphere”, “L’llustrazione italiana” e molte altre (tutte conservate nell’archivio Matania e alcune delle quali in nessun altro archivio reperibili) raccoglieva innumerevoli materiali di lavoro fra cui soprattutto fotografie delle agenzie di stampa internazionali (rarissimo materiale documentario degli avvenimenti, della vita e della politica specialmente degli anni ’30 e ’40) e riviste italiane e straniere (anch’esse di scarsissima e frammenataria reperibilità). Sottolineamo l’attenzione tra i vari aspetti della raccolta, su quella completa delle tavole originali realizzate da Ugo Matania (tempere su cartone, dipinti ad olio, disegni acquerellati) per le copertine e le pagine interne del settimanale “Il Mattino Illustrato” dal 1924 al 1943, ma anche per il “Corriere della sera” ( “Domenica del Corriere” in alternanza con Achille Beltrame), “La Tribuna del Popolo”, “L’illustrazione per tutti”, e molte altre e sulle relative pubblicazioni a stampa. L’archivio Matania è divenuto così nel tempo un ‘unicum’ dalle caratteristiche del tutto particolari, ispirato alla logica dell’assemblaggio di modelli a fini documentaristici e quindi, ad esempio, non alla collezione ‘completa’ della stampa periodica fra Otto e Novecento, quanto piuttosto alla varietà e all’ampiezza di spunti e riferimenti che essa poteva fornire. Sia Eduardo che Alberto, e poi Fortunino ed Ugo, attingevano per documentarsi ad un enorme numero di riviste illustrate, di ogni provenienza e di tutti i settori, ma a volte non consideravano di esse che qualche foglio o frammento per loro significativo, illuminante. Dallo studio attento di ogni foglio di tale corpus cartaceo, che vale tanto più per il vincolo intrinseco che lo lega agli altri fogli e ne spiega il complesso documentario, emergono indicazioni e interrogativi, sorprese e conferme, per esempio, sull’impostazione, da una parte, dei metodi di lavoro dell’illustratore e dei suoi processi creativi, dall’altra sui suoi rapporti di lavoro e sulla rete di conoscenze imbastite nell’arco della loro attività professionale.

E’ come se un naturale processo di sedimentazione avesse tenuto insieme in un vincolo indissolubile migliaia di immagini, informazioni, scritture, che all’apparenza disordinate si rivelano in realtà – nel corso di una lenta e paziente ricerca d’archivio – guidate da riconoscibili, anche se non sempre dichiarati, principi classificatori e in sostanza da una logica precisa ispirata dalle esigenze di un mestiere complesso. Dentro ogni cartella, ogni gruppo di fogli legati con lo spago, ogni scatola, conservata nell’archivio napoletano dell'”Associazione Matania”, si nasconde in realtà molto di più della somma dei singoli documenti conservati – pur spessissimo di enorme interesse – e possono prendere forma, se non ci si lascia tentare da un intento semplicemente ordinatorio, lentamente, tassello per tassello, le singole personalità degli illustratori che tale raccolta hanno posto in essere. Chi si sta oggi occupando dell’archivio Matania sa pertanto di dover lavorare su più livelli, attento a non intaccare qualunque traccia di scelte e testimonianze delle diverse personalità che ad esso hanno contribuito, e attento contemporaneamente alla individuazione di chiavi di lettura, indicazioni e percorsi per sfidare comunque l’inerzia del passato ed aprire la strada alla decifrazione delle memorie.