Fortunino Matania


(Napoli, 1881 – Londra, 1963) Figlio di Eduardo Matania che era stato un pittore e illustratore contemporaneo di Dalbono e interprete del realismo naturalista di una certa cultura pittorica partenopea della seconda metà dell’800, fu avviato all’arte dal padre sin da giovanissimo. Aveva appena quindici anni quando, nel 1896, espose alla “Promotrice Salvator Rosa” un suo quadro di animali La piccola massaia. Sulle orme del padre, attivo in quel periodo a Milano per le edizioni Treves, fu messo precocemente alla prova anche nel campo dell’illustrazione e, in particolare, con la rivista «L’Illustrazione Italiana» instaurò subito un rapporto durevole di collaborazione a partire dagli ultimi anni dell’800 . Grazie a tali fertili esordi, si conquistò la stima anche di più anziani illustratori, tra cui Gennaro Amato che, amico e coetano del padre Eduardo e già affermato collaboratore oltre che della rivista di Treves anche dell’«Illustrated London News» e dell’«Illustration» francese, introdusse il giovane Fortunino presso quelle prestigiose riviste europee. Nel 1902, così, si trasferisce a Londra dove viene assunto dal «The Graphic» e contemporaneamente inizia a collaborare per «L’Illustration» e «The Illustrated London News». In Inghilterra espose, tra le prime volte, nel 1909 a Liverpool alla Autumn Exhibition of Modern Art della Walker Art Gallery.

Fortunino Matania, forte di uno straordinario talento disegnativo, coltivò sin dall’inizio il gusto per la rappresentazione del vero in termini fortemente illusivi, convinto della bontà del disegno accademico e neoclassico. Si dedicò, quindi, in tutto il corso della sua carriera sia al tema d’attualità che al tema storico privilegiando in particolare scenari dell’antichità greca, romana ed egiziana secondo la moda, diffusa in Inghilterra da L.Alma Tadema, tendente a mostrare dell’antichità non solo avvenimenti e cerimonie ufficiali ma anche scene di vita domestica e sociale. Perseguendo un sofisticato ideale di bellezza che credeva raggiungibile attraverso la bontà di un occhio “fotografico”, studiava fin nei minimi dettagli ogni dato storico-archeologico e di costume fino a ricostruire in studio mobili e arredamenti antichi.

Dopo il contratto con «The Graphic» (1902-1905) fu assunto alla rivista «The Sphere» a Londra (1904-1926) per la quale nel ’16 fu nominato artista ufficiale di guerra, ma collaborò anche durante la prima guerra mondiale a «The War illustrated» e «The Strand Magazine», nonché a «The Tatler» e «Britannia and Eve» (dagli anni Venti ai Quaranta). Da Londra, poi, forniva sue illustrazioni a «Varietas» (Milano, 1910; 1916-17), a «L’Ambiente»(Napoli, 1910), a «Il Mattino» e «Il Mattino Illustrato» (Napoli, 1921-25; 1939), a «Scena Illustrata» (Firenze, anni Trenta), oltre che per edizioni musicali come quelle, tra le altre, di Bideri. Per le esigenze della cronaca illustrata di incoronazioni, celebrazioni, visite ufficiali di personaggi politici, commemorazioni e avvenimenti di particolare interesse pubblico, era tenuto a viaggiare spesso e, in particolare, come inviato speciale di «The Sphere» si recò di persona per specifici réportages in Germania, Portogallo ed esattamente, nel 1906 in Egitto, Galles, Irlanda, Norvegia e Danimarca, nel 1909 in Olanda e Spagna, nel 1911 in India ; altre volte si serviva, invece, di schizzi, fotografie o appunti di testimoni oculari. Il viaggio in India, durato tre mesi, gli permise di produrre moltissimi disegni che gli fruttarono molti consensi.

Di queste esperienze lasciò anche testimonianze scritte pubblicate a Milano su «Varietas» insieme alle sue illustrazioni nel 1916. Anche in seguito avrebbe ripetutamente presentato serie di illustrazioni accompagnandole con suoi testi. Ha illustrato anche numerosi libri, tra cui, per primo “La vita di Vittorio Emanuele II” di G.Massari, in collaborazione con il padre Eduardo (1901). Ha disegnato anche scenografie ‘storiche’ per il film “I dieci comandamenti” di Cecil B. de Mille (1950). La sua immensa produzione di illustratore non inibì la realizzazione di opere pittoriche di grande formato: oltre a numerosi ritratti eseguiti con un gusto alla Sargent, realizzò molti quadri di soggetto storico, specialmente dagli anni Trenta in poi, esposti in varie occasioni in gallerie inglesi e italiane e acquistati anche dalla casa reale inglese (come Cubiculum ) . Presente spesso in vita alle mostre annuali della Royal Academy (sin dal 1916) ha avuto solo in tarda età e dopo la morte delle mostre antologiche, tra cui: Foyles Art Gallery (Londra, 1950), Hilton Art Gallery (Londra, 1970), Campbell & Franks Limited (Londra, 1972), Galleria Serio (Napoli, 1974).

Gaia Salvatori

Gallerie

Il Quadro del soldato Tandy


Il primo ministro inglese Neville Chamberlain in visita a Berchtesgaden durante i colloqui con Adolf Hitler successivi agli accordi di Monaco del settembre 1938, rimase molto stupito di trovare appesa ad una parete una copia di un dipinto di Fortunino Matania. Sorprendente il soggetto: una colonna di soldati inglesi tra le rovine di una cittadina, in primo piano un soldato ne portava a spalle un altro, ferito. Il dipinto di Matania non provocò ricordi al Primo ministro inglese, né era plausibile che Hitler fosse un collezionista di souvenir bellici inglesi della Prima guerra mondiale e chiese spiegazioni direttamente al Führer. Il quadro di Matania rappresentava elementi del 2° battaglione del reggimento Green Howards, che, durante la prima battaglia di Ypres del 1914, si apprestavano a difendere un crocevia di importanza strategica a Menen, nelle Fiandre, ed era apparso sulla stampa inglese nel dopoguerra, quando William Tandy, il soldato in primo piano che portava in salvo un commilitone, era stato celebrato come il militare britannico più decorato.

Hitler nel 1937 si era casualmente imbattuto nell’immagine e ne aveva richiesto direttamente ai Green Howards una copia. Tramite canali diplomatici gli fu recapitata una grande fotografia dell’opera di Matania e nella lettera di ringraziamento aveva poi incaricato il proprio aiutante di campo di sottolineare quanto quel “gentile dono fosse per lui pieno di ricordi”. La fotografia venne quindi portata a Berchtesgaden, il “nido dell’aquila” che il Partito nazista avevano regalato ad Hitler in occasione del suo cinquantesimo compleanno che sarebbe caduto nel 1939, e qui, come ho anticipato, fu notata da Chamberlain.

«Quest’uomo – spiegò Hitler indicando William Tandy – fu così vicino ad uccidermi che pensai che non avrei mai più visto la Germania: la Provvidenza mi ha salvato dal tiro diabolicamente preciso con il quale quei ragazzi inglesi ci prendevano di mira». Chiese anche a Chamberlain di portare i suoi saluti a Tandy, cosa che diligentemente fece con una telefonata, mentre il reduce era a cena con la sua famiglia. La stampa britannica riprese la storia nel 1940, quando ormai la Seconda guerra mondiale aveva iniziato il suo corso e Chamberlain, devastato dalla malattia e dalla terribile sconfitta della sua politica pacifista, era stato sostituito da Winston Churchill.

William Tandy durante uno scontro scorse un soldato tedesco ferito e lo inquadrò nel mirino. Inebetito dai combattimenti, il soldato tedesco attese inerte la propria fine, le braccia abbandonate dalla forza necessaria ad alzare il fucile. Per qualche freddo istante i due rimasero così, l’uno alla mercé all’altro, ma alla fine il soldato inglese non sparò, risparmiandogli la vita e lasciandolo scappare. Tandy spiegò in un’intervista che mai aveva ucciso un nemico inerme: una regola, almeno una, in una guerra che non ne aveva conosciute altre.

Durante la Grande Guerra Hitler rischiò la vita in molte altre occasioni: fu ferito più volte, temporaneamente accecato dai gas, uscì da un ricovero poco prima che venisse distrutto, e con esso i suoi occupanti, da un colpo di grosso calibro, ma mai vide la morte così direttamente come quando venne inquadrato dal mirino di William Tandy, e mai dimenticò il volto dell’uomo che aveva deciso di lasciarlo vivere. L’episodio aveva definitivamente convinto Hitler di essere un predestinato, un uomo, come spiegato a Chamberlain, per il quale la Provvidenza aveva un disegno, un uomo con un ruolo senza precedenti per la storia del Mondo e della Germania. E con questa convinzione visse il resto dei suoi giorni.

Purtroppo l’umanità avrebbe pagato per l’atto di clemenza di William Tandy: e Tandy stesso rimpianse di non aver premuto il grilletto. Provò ad arruolarsi, a 49 anni, per rimediare al suo gesto, ma venne scartato a causa dei postumi delle antiche ferite e subì da vittima due dei più traumatici avvenimenti che colpirono il fronte interno inglese. Abitava infatti a Coventry il 14 novembre del 1940, quando la città venne distrutta dallle bombe della Luftwaffe, salvandosi miracolosamente dal crollo della casa in cui risiedeva riparandosi nel vano di una porta. Quindi si trasferì a Londra, e qui visse proprio nei mesi del Blitz, durante i quali la città fu oggetto di altri massicci bombardamenti aerei.

Della copia del dipinto di Fortunino Matania si sono perse le tracce: fu rubata o distrutta quando gli alleati raggiunsero il “nido dell’aquila”.

Tratto da “Un uomo e il suo destino” di Nicola Zotti

quadro_soldato_tandy

Fortunino e Hitchcock



RELATED PROJECTS