Eduardo Matania


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Nacque a Napoli il 31 ag. 1847 da Fortunato, «negoziante di chincaglierie», e da Carmela Di Majo (Napoli, Archivio dell’Accademia di belle arti, Alunni, Fascicoli personali, b. 587, f. 1).

Il 24 nov. 1862 venne ammesso a frequentare l’Istituto di belle arti nella prima classe delle scuole elementari del disegno e figura (ibid.) dove l’anno successivo (16 marzo 1863) ricevette il terzo premio di 16 lire per la riproduzione in disegno della figura di Adone tratta da una stampa (R. Istituto di belle arti in Napoli. Concorsi e premiazioni dell’anno 1863, Napoli 1864, p. 3). A soli diciannove anni partecipò alla IV Esposizione della Promotrice napoletana del 1866 con un dipinto a olio dal titolo Una scena d’autunno (ubicazione sconosciuta).

Nonostante la scarsezza delle apparizioni pubbliche, il M. continuò la sua attività pittorica per tutta la vita, seppur rallentata a causa dell’impegno sempre più dominante di illustratore, scelta quasi obbligata sin dalla giovinezza a causa delle sue non favorevoli condizioni economiche. Egli produsse una serie di tele e di acquerelli, rinvenuti soprattutto negli ultimi anni sul mercato antiquario, in cui la scelta iconografica si muove alternativamente tra scene di interni e paesaggi marini con figure, tratti prevalentemente dalla tradizione popolare napoletana declinata nelle diverse varianti. Per questo verso essi sembrano assecondare il gusto del tempo; e tuttavia rivelano nel sobrio ed elegante naturalismo di matrice veristica una vicinanza alla Scuola di Resina, in particolar modo a Giuseppe De Nittis (Gallo).

Agli anni Settanta e Ottanta potrebbero appartenere altri due dipinti, Pineta a Torre del Greco e Autoritratto giovanile (Napoli, collezione Matania), come anche alcuni ritratti, che gli decretarono un discreto successo, quali quello di Giuseppe Aragona Pignatelli Cortes duca di Terranova (firmato e datato 1880 e conservato nel Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes di Napoli), e quello di Alfonso Mele (Napoli, collezione privata), proprietario dei grandi magazzini, per cui il M. lavorò come cartellonista eseguendo manifesti e cataloghi tra il 1891 e il 1896 (Salvatori, 1993; Picone Petrusa, 1996), e con il quale continuò a mantenere rapporti fino al 1909 (due lettere del M. a Mele, in Id., 1988).

La fama del M. è legata soprattutto alla sua attività di disegnatore per le illustrazioni di riviste e libri; dopo varie collaborazioni a giornali e romanzi di editori di Napoli e Roma, a partire dal 1876 iniziò il lungo sodalizio con i Fratelli Treves (Ojetti) che lo apprezzarono per la giustezza e la finitezza del tratto disegnativo, sempre connotato da una raffinata eleganza.

Contestualmente, tra il 1870 e la fine degli anni Novanta, il M. prestò la sua opera anche presso altre case editrici, come, per esempio, la Sonzogno, che pubblicò nel 1895 La Gerusalemme liberata, illustrata interamente da lui (Pallottino).

Oltre a Fortunino, il M. ebbe altri cinque figli: Francesco (1884-1957), anch’egli dedito all’illustrazione e alla musica, Maria, Evelina, Anna ed Erminia.

Agli inizi del Novecento, assalito da un’invincibile nostalgia, il M. lasciò Milano per tornare a Napoli, dove si stabilì verso il 1903 in corso Vittorio Emanuele e dal 1908 al 1913 a villa Haas in via Cimarosa, pur continuando a lavorare per le pubblicazioni milanesi in qualità di corrispondente artistico.

Allo scoppio della prima guerra mondiale il M. andò a vivere temporaneamente a Londra, dove si era trasferito Fortunino, cui si affiancò nel far fronte alle numerose committenze di riviste internazionali, tra le quali The Sphere e The Graphic di Londra (Ojetti).

Rientrato a Napoli dopo la fine del conflitto, il M. vi morì il 17 dic. 1929.

Nella collezione del Museo comunale di Barletta, alla sezione Donazione Gabbiani, si conservano alcuni dipinti del M. donati dal pittore ottocentesco barlettano Giuseppe Gabbiani alla sua città natale.

tratto da: Rosalba di Noia, voce del Dizionario Biografico degli Italiani ed. Treccani – Volume 72 (2008).


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